Biografia de “La Musa Novarese”
Novara, 6 settembre 1620 – Novara, 25 febbraio 1704
Isabella Leonarda nasce a Novara il 6 settembre 1620 da una delle famiglie più illustri della Città. All’età di 16 anni entra nella Congregazione delle Vergini di S. Orsola e nel monastero resterà fino alla morte sopraggiunta alla venerabile età di 83 anni, il 25 febbraio 1704 .
Nel corso della sua vita il convento di S. Orsola si trasformò nel «Nobilissimo Collegio delle Vergini Orsoline» e, da allora, ospitò una trentina di giovani tra sorelle e ragazze affidate loro per l’educazione. Quasi tutte, religiose e “putte”, provenivano da famiglie aristocratiche e facoltose “qui vivunt de suo, nobiliter”; da qui un livello sociale e culturale medio alto. Il tomo 266 degli Atti di Visita dà l’esatta situazione del collegio nel 1658, dà anche lo status personalis delle singole religiose. Da questo si apprende che suor Isabella era considerata una religiosa esemplare, di ottima salute e non dedita alle vanità. Su quindici monache elencate negli Atti, dieci di queste conoscevano il canto polifonico, una “laudabiliter” e due in modo “tolerabile”. Pertanto, suor Leonarda poteva contare, per l’esecuzione delle sue opere nelle cerimonie religiose, su questa “Schola cantorum”. Il fatto che Leonarda, nel 1687, dedichi un mottetto alla Signora Chiara Margarita Gattica (infermiera nel collegio di S. Orsola) e uno alla Signora Donna Flaminia Morbida (anch’essa infermiera in S.Orsola) sue consorelle, definendole «Musice Virtuosissime nel Collegio di S. Orsola» (op.13 n°10 e 11), fa pensare che queste due suore possedessero un preparazione musico-vocale di notevole livello.
I titoli riportati sulle opere di Leonarda ci dicono qualcosa circa la sua carriera religiosa. Nessun titolo religioso è citato accanto al suo nome fino al 1676 quando, nei suoi “Motetti a voce sola op.6” (pubblicato a Venezia da Gardano) è chiamata “madre”; questo titolo è mantenuto fino al 1686, anno in cui la sua op. 12 (libro di soli mottetti) la identifica come “superiora”. Nel 1693 (op. 16) appare il titolo di “madre vicaria” ma, “superiora” ritorna nel 1695 (op. 17) per essere seguito nel 1696 (op. 18) ancora da “madre vicaria”. Nella sua ultima pubblicazione (op. 20 del 1700) Isabella si riferisce a se stessa come “Consigliera”.
Le sue dediche offrono poche informazioni riguardo a se stessa. Più della metà di queste hanno due dediche: una alla Vergine ed una a persona vivente: dai Padri della Città di Novara, all’Arcivescovo di Milano, al Vescovo di Novara e all’Imperatore Leopoldo I, solo per nominarne alcuni. L’op. 20 è dedicata a Filippo Avogadro canonico della cattedrale di Novara; Leonarda si riferisce a lui come fondatore di “Conservatori per vergini” e si rivolge a lui come “degno Conservatore di questo nostro Nobilissimo Collegio”. Una rara notizia della vita personale di Leonarda è offerta dalla dedica della sua op. 10 a Giulia Rangoni marchesa Ariberta, nella quale, Isabella dice di scrivere musica solo durante il tempo destinato al riposo per non trascurare i suoi compiti amministrativi. Poco si conosce dell’attività musicale nel monastero di S. Orsola; le poche informazioni che si hanno si può tentare di supporre che questo convento avesse un’organizzazione musicale molto viva e che molti dei lavori di Leonarda fossero scritti per delle rappresentazioni interne al convento.
Anche per quanto riguarda i suoi studi musicali non ci sono testimonianze scritte del maestro dal quale Leonarda imparò l’arte della composizione ma nel 1640 Gasparo Casati (Maestro di Cappella della Cattedrale di Novara dal 1635 al 1641) pubblica la sua opera 3 nella quale sono contenuti due dialoghi di suor Leonarda, le sue prime composizioni conosciute.
Famosa già in vita, venne citata dall’erudito Lazaro Agostino Cotta di Ameno (ricercatore di notizie sui personaggi più illustri del territorio novarese) sul suo “Museo Novarese”. La sua attività di compositrice si svolge nel e per il monastero. Compone oltre duecento opere suddivise in 20 raccolte. Di queste sono sopravvissute 17 opere. Tutte le sue composizioni sono di genere sacro sia rituale che extraliturgico. Fa eccezione l’op.16 composta esclusivamente da sonate strumentali che Leonarda però scrive in forma di sonate da chiesa con l’ausilio dell’organo quale b.c.. Tra le diverse compositrici che intervengono nel panorama italiano tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘700, Leonarda è sicuramente quella più prolifica rispetto alle sue contemporanee.
Il suo stile abbraccia il primo e il medio barocco. Sopravvivono nelle sue composizioni elementi appartenenti all’antico stile (prima prattica) che Leonarda non elimina del tutto ma rivitalizza introducendolo nelle sue composizioni vocali per sottolineare, con l’antico rigore, parti testuali che richiedono severità esecutiva ed interpretativa. Leonarda incarna perfettamente la filosofia, la cultura e la fede del suo tempo. Anzi è, a modo suo, molto originale perché grazie al suo particolare status di religiosa rielabora e vive il respiro della sua epoca permeato e arricchito dalla sua profonda fede per la Madre di Dio. Gli organici strumentali e vocali sono limitati sia nel numero di voci che di strumenti. Contrariamente alle grandi opere policorali coeve, Leonarda usa un ridotto organico che vivifica e rende sempre dinamico con la pratica dell’alternatim e così facendo fa delle sue composizioni un continuo divenire quasi che il flusso della preghiera in musica non venisse mai interrotto. Da buona figlia della sue epoca adegua la musica al significato testuale ma senza far perdere alla prima la dignità che la distingue.
Lo stylus antiquus, attuato con l’ausilio degli strumenti, è ridefinito e i suoi contorni ridisegnati e, nonostante, l’oblio verso il quale si stava avviando questo stile è ancora sinonimo di rigore e severità con tutte le sue componenti emozionali e musicali che ancora rappresentava per i compositori coevi di Leonarda e per Leonarda stessa.
Nella sua musica sono presenti composizioni appartenenti alla prima prattica e composizioni appartenenti alla seconda prattica. La prima eredità del passato periodo rinascimentale e la seconda idea imperante sin dai primi bagliori del barocco nata dalla profonda crisi che causò la decadenza dell’epoca precedente. Per la verità entrambe le prattiche furono risultati di compromessi tendenti ad evidenziare, pur con le debite differenze, il significato testuale; i sostenitori della prima prattica sottintesero, almeno a livello teorico, una concezione edonistica, mentre i sostenitori della seconda prattica, cioè della nuova musica, una concezione intellettualistica e moralistica con forti radici nel pitagorismo e soprattutto nel neoplatonismo.
Molti dei tratti compositivi di Leonarda sono tipici dello stile barocco e in questo si inserisce perfettamente nel panorama dei compositori minori che più degli altri hanno formato quel substrato musicale necessario alla diffusione dello stile secentesco. Altri aspetti delle sue composizione sono tipici di suor Isabella.
Alle poche composizioni in stile antico risponde il resto della sua produzione musicale composto in stile concertato che rappresenta la maggior parte della sua opera omnia.
E’ significativo notare che tutte le sue composizioni in stile antico, tranne una, siano su testo liturgico significando così che questo stile era il solo utilizzabile per i testi appartenenti alla liturgia e, di conseguenza, al rito.
E’ d’obbligo segnalare la presenza di altre composizioni in stile misto, ossia con le caratteristiche di entrambi gli stili.
La pratica dell’alternatim è uno dei punti cardine dell’arte compositiva di Leonarda: ad esempio nei mottetti per voce sola e b.c. questa è resa percepibile da un intercalare di recitativi, ariosi, ariette e arie. Qui l’aria, al di la delle sue diversificate definizioni, è intesa come un episodio di forma chiusa che viene utilizzata come forma a se stante ed elemento caratterizzante e sottolineante il significato testuale. Va anche detto che nella maggior parte dei casi risulta difficile definire aria da arietta: molte volte i due termini sono complementari e molto spesso Leonarda unisce più arie insieme, ciascuna con una diversa indicazione dinamica, a volte una diversa tonalità, un diverso significato testuale e conseguentemente un diverso inciso melodico.
Nell’alternanza sono contemplati anche i contrasti di tempo che costituiscono tuttavia un altro aspetto importante della forma nei lavori di Leonarda. Un movimento lento è spesso accompagnato da un movimento veloce sebbene lo schema di alternanza sia di solito irregolare. Due o più sezioni veloci in successione sono presenti con una certa frequenza, ma due sezioni consecutive lente sono rare. In alcuni dei suoi lavori la maggiore preoccupazione di Leonarda è stata la varietà e il contrasto piuttosto che l’unità: questi, a volte, sono caratterizzati dall’unione di sezioni contrastanti unificate solo dalla comunanza di un unico centro tonale.
Anche l’armonia è chiamata a portare il suo contributo per una resa più efficace del significato testuale. Qui le dissonanze sono risolte molto liberamente e accordi di settima diminuita, di sesta napoletana, triadi diminuite e accordi di sesta aumentata sono tutti parte del suo vocabolario armonico sebbene usati con moderazione. Comunque sia è partendo dal testo che si giustifica la presenza di accordi alterati cromaticamente.
Il trattamento della dissonanza è ancora più libero nel recitativo.
Lo stile melodico di Leonarda è organizzato principalmente sul movimento di passaggi diatonici e salti di piccoli intervalli. Quelli ampi talvolta servono per meglio sottolineare il testo e sono posti in particolari e significativi punti: ad esempio nel Et iterum dal Credo della Messa prima op.18, dove la voce scende di un’ottava sulla parola mortuorum.
Importante per Leonarda, come per i compositori coevi, è il recitativo del quale fa largo uso sia nelle opere a voce sola che in quelle polifoniche. La motivazione di questa scelta compositiva è sempre la stessa: grande libertà di azione allo scopo di poter imitare i significati della parola recitata. Questa piccola scheda non vuole esaurire la discussione su questa particolare figura di donna compositrice ma vuole essere una delle molte strade atte a far conoscere la sua opera musicale.
Paolo Monticelli
DIRETTORE DELLA CAPPELLA MUSICALE DEL DUOMO DI NOVARA
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